venerdì 17 giugno 2011

Verso l'ideale di Chuang-tzu

Sicuramente come molti altri prima di me mi sono posto la domanda di  ''cosa scrivere nel mio primo post del mio promo blog?'', non riuscendo a rispondere a questa domanda, mi sono chiesto cosa avrei voluto vedere trovandomi per caso in un blog sconosciuto e a questa domanda sono arrivato alla conclusione che sicuramente mi farebbe piacere leggere un pezzo del celebre libro taoista il Chuang-tzu, magari il primo capitolo quello che più apprezzo. 


Verso l'ideale Secondo antiche leggende, nell'oceano settentrionale vive un pesce immenso, il quale può assumere la forma di un uccello. Quando questo uccello si leva in volo, le sue ali si dispiegano nel cielo come nuvole. Radendo i flutti in direzione del Sud, esso prende l'abbrivio per una lunghezza di trenta miglia, poi sale con il vento a un'altezza di dieci-mila miglia nel tempo di sei mesi. Cosa si vede lassù nell'azzurro? Forse dei branchi di cavalli selvaggi che corrono? O sostanza polverulenta che volteggia? O sono i respiri che danno la vita agli esseri?... E l'azzurro è forse il cielo stesso? O non è piuttosto il colore del lontano infinito, nel quale si nasconde il Cielo, l'essere personale degli Annali e delle Odi?... E di là, si vede forse la terra? E che aspetto ha?... Misteri! Qualunque sia la rispo-sta che si può dare a queste domande, allontanandosi dal vasto oceano, e appoggiandosi alla grande massa dell'aria, unici sostegni capaci di fornire un appoggio alla sua immen-sità, il grande uccello veleggia a un'altezza prodigiosa.B Una cicala appena schiusa e un giovane piccioncello videro il grande uccello, ri-sero di lui e dissero: «A che pro andare così in alto? Perché correre di questi rischi? Noi ci accontentiamo di volteggiare di ramo in ramo, senza allontanarci dal paesaggio che ci è noto; quando cadiamo per terra non ci facciamo male; giorno per giorno, senza affati-carci, troviamo quel che ci è necessario. Perché andare tanto lontano? Perché salire così in alto? Non è forse vero che le preoccupazioni aumentano con la distanza percorsa e con l'altezza raggiunta?»Pensieri di due bestiole su un argomento che va al di là delle loro facoltà di com-prensione. Una piccola testolina non afferra ciò che abbraccia [invece] un intelletto [ben conformato]. Un'esperienza limitata non si estende a fatti lontani. Il fungo che non dura se non una mattina non ha l'idea della lunazione. L'insetto che vive una sola estate non s'in-tende della successione delle stagioni. Non si chiedano alle effimere, informazioni sulla gran testuggine che vive cinque secoli, sul grande albero il cui ciclo vitale è di ottomila anni. Neppure il vecchio P'eng-zù vi dirà qualcosa di ciò che va al di là degli otto secoli che gli attribuisce la tradizione. A ciascun essere, la sua formula propria di sviluppo.C Ci sono uomini [che sono] limitati quasi quanto le due bestiole di cui si parlava prima. Non comprendendo se non i fatti della vita ordinaria, costoro saranno capaci sol-tanto di essere i mandarini di un distretto, o, al massimo, i signori di un feudo.Maestro Giung di Song fu superiore a questo genere [di uomini], e più simile al grande uccello. Egli visse, indifferente e alla lode e alla critica. Seguendo il proprio giu-dizio, non si lasciò influenzare dall'opinione degli altri. Non fece mai distinzione tra la gloria e la disgrazia.Fu libero dai legami dei pregiudizi umani.Maestro Lieh-tzu di Ceng, fu superiore a Maestro Giung, e ancor più simile al grande uccello. Sulle ali della contemplazione, il suo spirito prendeva il volo, talvolta per quindici giorni, lasciando il suo corpo inerte e insensibile. Fu quasi completamente libero125dai legami terrestri. Tuttavia non del tutto, tenuto conto che doveva attendere l'ispirazione [intellettuale], un residuo di dipendenza.Adesso, pensiamo invece a un essere totalmente assorbito dall'immensa rotazione cosmica, e in grado di muoversi in essa, nell'infinito. Un simile essere non dipenderà più da nulla. Egli sarà perfettamente libero, nel senso che la sua persona e la sua attività sa-ranno unite alla persona e all'attività del gran Tutto. Per questo si dice, molto giusta-mente: «l'uomo superiore non ha più un io proprio; l'uomo trascendente non ha più un'a-zione propria; il Saggio non ha neanche più un nome proprio. Perché è uno con il Tutto»